ACCESSO AL CREDITO: I CONFIDI A FIANCO DELLE IMPRESE

A seguito di alcune dichiarazioni apparse nei giorni scorsi su alcune testate giornalistiche laziali, è intervenuto con una dichiarazione Massimo Nobili, il Presidente di Fincredit Confapi, federazione che riunisce i consorzi e le cooperative di garanzia collettiva fidi costituito in ambito API, al fine di fornire alcune precisazioni con riferimento al tema della lettera “R” della riforma Bassanini (art. 18, Legge n. 58/97).

 

“L’azione dei Confidi” – evidenzia Massimo Nobili – “è volta a favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, attraverso la prestazione di garanzie collettive, consentendo alle PMI di superare le difficoltà che incontrano sul mercato del credito di ordine quantitativo (razionamento del credito), qualitativo (indebitamento squilibrato verso il breve termine).

I Confidi svolgono una vera e propria funzione sociale, grazie al loro legame diretto e profondo con il tessuto imprenditoriale. Attraverso un rilevante apporto privato delle risorse, contribuiscono allo sviluppo economico e sociale del territorio di riferimento a supporto di tutte le mPMI, anche quelle marginali cui sarebbe altrimenti precluso l’accesso al credito. Sono, inoltre, strumenti di politica industriale degli enti pubblici a livello locale, nazionale ed europeo, grazie alla loro capacità di veicolare in modo efficiente ed efficace le risorse pubbliche alle imprese.

A tal proposito ritengo opportuno far rilevare che dai dati sulle operazioni che i Confidi presentano attraverso la controgaranzia del Fondo Centrale emerge che l’onere di copertura subìto dallo Stato per la controgaranzia con i Confidi è rappresentato dal 45% rispetto al 72% della garanzia diretta da parte delle banche. Questo è dato anche dal fatto che l’effetto leva finanziaria delle risorse pubbliche attraverso lo strumento dei Confidi è superiore rispetto a quello delle banche del 70% (2,2 in controgaranzia rispetto all’1,3% della garanzia diretta).

Ciò significa che a parità di risorse messe a disposizione è molto più efficiente l’attività di accesso al credito per le PMI da parte dei Confidi rispetto all’intervento diretto da parte delle banche. Non va dimenticato, inoltre, che i Confidi mettono anche una parte rilevante del loro patrimonio privato su ogni operazione, molto spesso in situazioni nelle quali la banca, senza la necessaria garanzia del Confidi, nemmeno processano la pratica, basandosi sempre e solo su dati quantitativi (bilanci) che su tanti altri aspetti.

Allo stato attuale la lettera “R” della Bassanini è applicata senza limiti nella sola Regione Toscana, ma negli ultimi anni è stata preferita per i motivi di cui sopra, anche da altre Regioni le quali hanno già adottato una applicazione parziale, limitata fino a determinati importi (Abruzzo, Marche, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna) e altre Regioni che sono molto vicine alla sua applicazione.

Potrebbe anche darsi che qualche impresa senta il peso di un passaggio obbligato attraverso il Confidi per poter accedere al Fondo di Garanzia, ma per 1 impresa che accederebbe alla garanzia pubblica direttamente attraverso la Banca, ce ne sono 3 che si vedono preclusa questa possibilità, ma grazie alla ulteriore garanzia offerta dal Confidi, consentono alla Banca di erogare il finanziamento, in quanto il rischio viene ulteriormente mitigato consentendo inoltre una attenuazione degli assorbimenti patrimoniali.

Sono quindi convinto che la previsione della lettera “R” della Bassanini non sia uno spauracchio per le imprese ma piuttosto uno strumento che consenta un effettivo maggiore accesso al credito con un efficientamento migliore delle risorse pubbliche e private disponibili. Questo strumento potrebbe essere meglio regolamentato a livello nazionale al fine di avere applicazioni uniformi della misura magari attraverso sezioni speciali regionali che incrementino le risorse a disposizione e a vantaggio delle imprese.

Ma tutto ciò non può avvenire se non si dà immediato avvio alla riforma del Fondo Centrale di Garanzia, il quale consentirà un ampliamento notevole di imprese che potranno beneficiare della garanzia pubblica, oltre a riequilibrare dal lato delle imprese l’accesso alla garanzia pubblica sia attraverso la garanzia diretta delle banche che attraverso l’intervento dei Confidi, i quali si assumeranno dei rischi sul proprio patrimonio più elevati, potendo essi garantire imprese più rischiose.
In caso la riforma non prenda piede in tempi rapidi, l’applicazione della lettera “R” da parte delle Regioni, rappresenta uno strumento di difesa in favore delle imprese che hanno maggiore difficoltà di accesso al credito, attraverso la controgaranzia prestata dal Confidi.