UTILIZZO FONDO CENTRALE DI GARANZIA 2011

 

Uno degli interventi messi in atto dal governo, per ridurre gli effetti della crisi e migliorare l’accesso al credito alle PMI, è stato quello di introdurre il potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia (FCG) e il riconoscimento dello stato italiano come garante di ultima istanza.

Nel periodo che va dal 1 gennaio al 31 dicembre 2011 l’operatività del fondo ha continuato a mostrare una dinamica positiva rispetto ai livelli del 2010. Le richieste di accesso evidenziano un incremento del 13,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A una variazione nel mese di gennaio, pari al 75,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono seguiti ritmi di sviluppo meno intensi (agosto 11%, settembre 5% novembre 3,1%), per attestarsi sul –13,2% in  dicembre.

Nel periodo che va dal 1 al 31 dicembre 2011 si segnalano che le variazioni positive ci sono state solo per:

  • le operazioni a breve termine +8,0% (totale domande nel 2011, 2.524);
  • le imprese artigiane un +3,6% (totale domande 2011, 924);
  • le imprese localizzate in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Molise e Sardegna (con variazioni comprese tra l’1,9% e il 73,7%).

La distribuzione delle operazioni accolte nel 2011 evidenzia che le imprese del Nord rappresentano la percentuale più elevata (46,4%), mentre per il Centro (18,9%) e per il Mezzogiorno (34,7%).

Per quanto riguarda i settori di attività, l’industria rappresenta il settore prevalente attestandosi sul 40,9% a fronte del 38,4% del commercio.

L’andamento medio delle richieste di garanzia si aggira, per un finanziamento di breve-medio periodo a Euro 119.200, mentre per finanziamenti di medio-lungo periodo è pari a Euro 177.900. 

Nel 2011 sono state ammesse alla garanzia del Fondo 55.209 (su totale domande presentate 59.968) operazioni (+10,3% rispetto al 2010), per un volume complessivo di finanziamenti accolti pari a Euro 8,4 miliardi, e un importo garantito pari a Euro 4,4 miliardi.

Infine l’incidenza delle domande escluse si attesta su una quota annua pari al 2,6%, dove si segnalano le motivazioni più rilevanti per tale esclusione:

  • cash flow insufficiente al pagamento della rata (27,7% del totale);
  • elevato passivo circolante (16% del totale);
  • elevato passivo circolante in relazione al fatturato (10,5% del totale).